L’ERRORE

L’ERRORE

Michael Jordan, un modello di campione, che dovrebbe essere l’esempio per molti atleti professionisti e non solo. oltre ad delle abilità fisiche, la sua forza, sin da ragazzino, è stata esaltata dalle sue abilità mentali, se solo si pensa che al liceo fu scartato dalla squadra del collage.

Senza abbattersi, è riuscito a questa delusione a trarne forza raggiungere un livello che solo pochi campioni riescono a realizzare.

Michael Jordan, tra le sue abilità mentali è sempre stato in grado di interpretare l’errore, come un aspetto normale di un percorso, cercando di coglierne l’insegnamento, piuttosto che la deduzione che non era capace. Nella sua testa, non metteva in discussione le sue capacità, pur fallendo passaggi, tiri decisivi e sconfitte, ma egli, da queste delusioni ne traeva un vantaggio: imparava a fare meglio.

L’errore, spesso per gli atleti può essere un’esperienza che mette in discussione le loro abilità, le loro capacità, la loro determinazione a raggiungere alti livelli, quando invece, l’errore commesso ci comunica che quel tipo di azione deve essere cambiata, non è efficace. Pertanto l’errore è semplicemente un’insegnamento che accresce le nostre abilità.

L’analisi dell’errore bisogna che sia oggettiva e soggettiva. L’aspetto oggettivo permette di capire in cosa ho sbagliato, quale azione è stata fatta in malo modo, l’aspetto soggettivo, dovrebbe permettere di capire perché è stata fatta quell’azione e soprattutto come posso migliorarla, nel caso in cui tale situazione si ripresenti. La funzione dell’errore è formativa, e solo attraverso un processo di autocritica che le competenze si accrescono. Colui che smette di fare autocritica, anche dopo una ottima performance, ha smesso di crescere.

E’ molto importante dare ascolto alla propria autocritica, piuttosto che a quella degli altri, in quanto l’autocritica rispecchia la nostra realtà, rispetto a quella effettuata da altri, che si permettono di criticare, anche se loro non erano a vivere quel tratto di esperienza, del resto chi critica, lo riesce a fare solo dopo.

Un vero campione comunque, a quella che si suol definire resilienza, ossia la capacità di reagire subito all’errore o alla sconfitta che ha subito. l’autocritica dovrebbe avere poca durata, mentre invece la capacità di proiettarsi ad un anno possibilità dovrebbe essere di maggiore durata.

In qualsiasi sport, l’avversario può darci un “ colpo basso”, laddove un’atleta una squadra reagisca, in tempi brevi, a una maggiore resilienza.

L’errore quindi è frutto di una sbagliata strategia e non di incapacità, pertanto è ingiustificabile che possa incidere sul nostro livello di autostima e di abilità in quello che facciamo.

Quanto più una atleta riesce a reagire ad un gap, in tempi brevi, tanto maggiore è la sua psicologia e forte, consentendogli di collocarsi tra quelli che possono definirsi come campioni.