IL MODO GIUSTO PER LITIGARE

IL MODO GIUSTO PER LITIGARE

Il litigio è un nemico sempre in agguato durante la giornata. In qualsiasi ambiente in cui stiamo trascorrendo del tempo, esso è una minaccia. In famiglia, al lavoro, nello sport o tra gli amici, il litigio ci può cogliere di sorpresa.A questo punto è fondamentale ispirarsi a dei comportamenti che agevolino il confronto, che traducano cioè la divergenza di opinioni in un valore e in uno stimolo invece che nella sofferenza che sempre deriva dal conflitto.                

Lo sappiamo tutti, no?, che i conflitti mal gestiti rovinano le relazioni, mettono sotto pressione la nostra salute, ci portano a perdere opportunità e occasioni di miglioramento (in fondo lo sanno anche quelli che amano scontrarsi).

Quali comportamenti allora agevolano una soluzione positiva del conflitto?

  1. Gestire le emozioni. Nel conflitto, l’emozione più evidente che compare è la rabbia. Ma spesso anche la paura gioca il suo ruolo. Quando ad esempio proviamo sospetto e sfiducia verso l’altro e siamo convinti che ci voglia “fregare”. La paura di perdere qualcosa, di perdere la faccia, di essere maltrattati ci blocca. Oppure può subentrare la tristezza, magari legata a situazioni dolorose vissute in passato in cui ci siamo sentiti rifiutati e incompresi. Le emozioni sono fondamentali, ma quando siamo sotto l’effetto di una forte emozione, perdiamo la nostra capacità di utilizzare la nostra parte logica. Per questo è importante gestire l’emozione e lasciarla fluire. Quando cerchiamo di trattenerla o la sfoghiamo sull’altro, generalmente otteniamo effetti disastrosi. Dobbiamo prenderci del tempo per calmarci, magari sfogare le emozioni che proviamo, con il movimento fisico, facendo dei respiri profondi, parlandone con qualcuno che sa ascoltarci o scrivendo e mettendo su carta quello che proviamo, e affrontare la questione quando le abbiamo elaborate. Un noto negoziatore parla della tecnica dell’”andare sul balcone”. Quando una trattativa si accende, lui dice che ha bisogno di fare una telefonata e si sposta dal luogo di discussione per riprendere il controllo delle proprie reazioni emotive. Quindi quando scrivete la famosa mail piena di maiuscole, potete scegliere di lasciarla in sospeso e rileggerla a mente fredda. Se vi convincerà ancora, la manderete. Ma molto spesso vi stupirete di quello che avete scritto sotto effetto della rabbia e vi accorgerete che la reazione era sproporzionata e la correggerete.
  2. Jujitsu. Il jujitsu è una tecnica delle arti marziali giapponesi. Si basa sul concetto che “Il morbido vince il duro” e che il modo migliore per schivare un attacco non è contrapporsi, ma evitare di resistere e porsi in modo morbido e cedevole, per cui l’avversario, proprio nell’ultimo istante, invece di trovare una forza che si contrappone, trova davanti a sé il vuoto. Se una persona vi aggredisce con forza e voi rispondete con un atteggiamento aperto e accogliente, ignorando l’offesa nei vostri confronti, e magari dimostrando di aver ascoltato la parte costruttiva di quello che sta dicendo, vedrete che l’altro si troverà del tutto spiazzato e che il suo attacco sarà di fatto andato a vuoto. Generalmente immediatamente dopo, sentendosi accettato, l’interlocutore cambia completamente atteggiamento. Se non lo fa subito, dovrete ripetere il jujitsu, ma di solito in realtà il cambiamento è immediato e magari lo sentirete anche porgervi delle scuse.
  3. Affrontare il problema con calma e decisione. In alternativa all’evitare i problemi, è importante affrontarli, soprattutto per la propria autostima. Anche qui un’immagine, che può aiutare le persone che tendono a sfuggire i problemi, viene dalla cultura orientale ed è quella del salice, che è una pianta flessibile ma che non si spezza. Per risolvere i problemi è importante adottare dentro di sé un atteggiamento flessibile (che si contrappone ad un atteggiamento rigido), ma deciso. La rigidità porta a spezzarsi, cioè a non raggiungere un risultato positivo, la flessibilità unita alla decisione, per salvaguardare quello che noi consideriamo importante, porta a cercare soluzioni ai problemi.
  1. Ascoltare. Nel confronto, ascoltare è fondamentale, quindi bisogna darsi delle regole. Ad esempio ciascuno ascolta attentamente quello che dice l’altro e non lo interrompe. Quando il primo ha finito di dire tutto quello che ha da dire, l’altro dice la sua. Sentirsi ascoltati con attenzione e apertura ha un immediato effetto calmante e permette a ciascuno di capire davvero quello che l’altro ha in mente, quello che pensa e, soprattutto, quello che prova e che considera importante in una situazione. Solo quando avremo compreso le sue emozioni, i suoi valori, i suoi reali bisogni, potremo fare qualche passo avanti per un confronto costruttivo e per trovare insieme soluzioni che soddisfino entrambi. Spesso la mancanza di ascolto porta a travisare completamente la posizione e il punto di vista dell’altro e ci si trova a litigare anche se, su alcune cose, anche importanti, in realtà la si pensa allo stesso modo.
  2. Riconoscere la posizione dell’altro. Per fare questo è necessario riconoscere la posizione dell’altro, cioè, a prescindere dai concetti espressi, accettare a priori che ognuno ha le proprie idee, convinzioni, valori, emozioni e quindi ognuno ha diritto di dire, provare, pensare quello che dice, prova, pensa. Questo vale per l’altro e anche per noi, per cui dobbiamo offrire e chiedere rispetto delle posizioni diverse e dei punti di vista diversi. Cioè per dialogare meglio dobbiamo fare nostra l’idea che i problemi sono la regola e non l’eccezione nella relazioni, che punti di vista e bisogni divergenti sono la norma e che il dialogo è l’unica strada per relazioni soddisfacenti. Riconoscere la posizione dell’altro non vuol dire giustificarlo o fare proprio il suo punto di vista, ma renderci disponibili alle idee dell’altro per trovare eventuali punti in comune.
  3. Comunicare in prima persona. Non ci insegnano a farlo, ma una comunicazione aperta e assertiva si basa sull’uso del pronome “io” invece che “tu”. Spesso nelle discussioni, per far capire quello che pensiamo, parliamo dell’altro, di quello che fa, pensa o dice. Invece la comunicazione in prima persona implica il prendersi la responsabilità delle nostre idee e emozioni e lasciare che l’altro le conosca. Banalmente invece di dire “tu lasci sempre la scrivania in disordine” possiamo dire “per me è difficile lavorare con la scrivania in disordine, se la trovo in disordine devo metterla a posto e questo mi fa perdere tempo e mi irrito nel trovarla così.”. Non dovremmo mai presumere che quello che per noi è evidente, lo sia anche per l’altro. Potreste stupirvi di scoprire che, dicendo così semplicemente questa cosa all’altro, senza rabbia o aggressione, lo portate ad accorgersi di un comportamento che compie senza neanche accorgersene.
  4. Esprimere quello che si desidera dall’altro. La frase di prima dovrebbe concludersi con “Puoi mettere a posto le tue cose quando hai finito di lavorare?”. Cioè per noi è spesso semplice sapere cosa NON VOGLIAMO dagli altri, ma non sempre definiamo cosa VOGLIAMO. Esprimere con chiarezza le nostre richieste aiuta gli altri a orientarsi su quello che ci aspettiamo da loro. Invece di dire ad un amico “sei sempre in ritardo!” potremmo dirgli “vorrei che mi avvisassi quando sei in ritardo” oppure “posso aspettarti per 5-10 minuti, ma se tardi di più me ne vado”.
  5. Gestire convinzioni limitanti. Alla base dell’inefficacia nel dialogo ci sono spesso convinzioni limitanti su cui lavorare: ad esempio, “le persone non possono cambiare”, “io sono fatto/a così e gli altri devono accettarmi”, “se ti mostri debole, gli altri ne approfittano”, “perché dovrei fare io il primo passo?”. Le convinzioni limitanti sono come la copertina di Linus, ci danno sicurezza ma ci impediscono di assumere atteggiamenti efficaci, costruttivi, adulti e di considerare possibili alternative.
  6. Orientarsi verso la soluzione. A volte le soluzioni non sono immediate, ma bisogna negoziare. Cioè bisogna aprirsi alla possibilità di alternative. Di solito noi consideriamo quattro possibilità: VINCO IO, VINCE L’ALTRO, COMPROMESSO (spesso insoddisfacente), PERDIAMO ENTRAMBI. Con la creatività e la collaborazione possiamo trovare soluzioni soddisfacenti per entrambi, a volte ancora più soddisfacenti delle alternative cui avevamo pensato all’inizio.

Queste strategie possono permetterci di vivere meglio, abbattendo un altro nemico della nostra preziosa vita.